Tra Cava dei Tirreni, Vietri sul mare, Nocera inferiore – al confine tra l’osceno e il sublime insomma – c’è qualcuno che ha pensato bene di mettere a confronto l’immensa esperienza della ceramica vietrese, quella della famiglia Solimene nello specifico, e poco più di una dozzina di artisti da ogni dove. Per rimettere in moto quella ricerca avviata da coraggiosi tedeschi negli anni venti del secolo scorso e forse cristallizzata troppo in fretta in tradizione immodificabile. Peso alle immagini, così si chiama l’operazione coraggiosa di Rosario Vicidomini e Pierfrancesco Solimene, ai quali diciamo grazie, soprattutto per averci fatto lavorare con Tonino, che in meno di una settimana ci ha trasmesso saperi millenari di quell’italia rurale che la civiltà dell’automobile ha provato (riuscendoci quasi sempre) a seppellire. In un video di fine anni cinquanta che orgogliosamente ci ha mostrato, Tonino compare nella fabbrica del padre. Poteva avere sei, sette anni al massimo. Oggi continua con immutata passione il suo mestiere, divertendosi, producendo fieramente prodotti irregolari, diversi uno dall’altro. Perché, come più o meno ci ha detto: «Se avessi voluto fare oggetti in serie sarei andato a fabbricare cessi!». Quì alcune immagini.