Un’associazione che opera in un quartiere del centro storico organizza un soggiorno estivo per adolescenti nel parco naturale del Cilento. Una società sportiva che ha sede nel complesso in disuso dell’Albergo dei Poveri diventa un punto di riferimento per centinaia di giovani. Un museo di arte contemporanea apre i propri spazi a un laboratorio teatrale per ragazzi e ragazze di tutti gli strati sociali. Lievito indaga le relazioni tra questi gruppi di adolescenti e le loro guide adulte; i metodi didattici e le pratiche educative; le regole materiali e simboliche; il rapporto tra la forma dei luoghi e i corpi nello spazio. Intorno, come una cornice, le storie di Bruno Leone, maestro di guarattelle, e di Peppe Carini, maestro d’infanzia, a mostrare le radici profonde, le implicazioni e le contraddizioni di ogni rapporto tra allievi e maestri, ma anche le suggestioni politiche di un passato solo apparentemente remoto, in una città, Napoli, in cui la scuola non è mai stata l’unico luogo, e nemmeno il principale, dove imparare a vivere.
Domenica 28/11, ore 20.00 Cinema Massimo 2 (proiezione ufficiale)
Lunedì 29/11, ore 9.30 Cinema Massimo 2
Martedì 30/11, ore 22.00 ACEC Baretti
Mercoledì 1/12, ore 22.00 Cinema Greenwich 1
martedì 22 marzo, ore 20:00
Milano, Cinema Beltrade
dal 24 marzo al 6 aprile, ore 18:15 / 21:30
Napoli, Modernissimo
giovedì 24 marzo, ore 17:30
Savona, Nuovofilmstudio
venerdì 25 marzo, ore 21:15
Genova, Tiqu Teatro
domenica 27 marzo, ore 18:30
Firenze, Cinema La Compagnia
lunedì 28 marzo, ore 20:30
Pisa, CineClub Arsenale
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Durante una gita in pineta, un allenamento o uno spettacolo di marionette non ci sono protagonisti, c’è però una dualità, un binomio, quello tra educatori e ragazzi, gli uni inseparabili dagli altri come i poli di un magnete. (leggi qui)
È un documentario nudo e crudo che non ha bisogno di niente se non quello che mostra e che si rivela onesto e diretto (leggi qui)
Quel che ne viene fuori è una affascinante mappatura della città (per quanto diretta e dunque semplice per lo spettatore), del rapporto osmotico tra abitanti e territorio e di quanto già esso, prima ancora di qualsiasi passaggio successivo, indichi una via di educazione collettiva; muovendosi di aula in aula, di materia in materia, Cyop&Kaf costringono anche il loro stesso sguardo a interrogarsi su ciò che ha imparato, e su quanto è riuscito a trasmettere. Così Lievito, senza forzature di sorta, diventa anche riflessione sul cinema come strumento di racconto collettivo, e di testimonianza di una popolazione e della sua storia, presente e passata che sia. (leggi qui)
Nel documentario, c’è tutto ma non la scuola, spesso incapace di dare risposte ai ragazzi più inquieti: c’è il judo del Kodokan all’Albergo dei Poveri, c’è il teatro didattico di Arrevuoto che da Scampia in 15 anni è arrivato a tutta la città, ci sono le guarattelle di Bruno Leone. Il sogno di un «mondo salvato dai ragazzini». (leggi qui)
Il film non ha intenti meramente documentaristici ma, al contrario, costruisce una narrazione che volontariamente incrocia diverse esperienze con l’obiettivo di offrire un racconto incentrato sul coinvolgimento emotivo tanto degli operatori che dei protagonisti dei diversi spazi di intervento pedagogico. (leggi qui)
Nella Apologia di Socrate, dove Platone ritrae il suo maestro davanti agli accusatori, questi dice: «Mi pare che il dio abbia posto me ai fianchi della città: né mai io cesso di stimolarvi, di persuadervi, di rampognarvi uno per uno, standovi addosso tutto il giorno». A quasi dieci anni di distanza da Il segreto (2013), i “graffitari” cyop&kaf tornano dietro la mdp per documentare la storia di alcuni di quei tanti maestri che operano al di fuori dell’istituzione scolastica: un dojo di judo; un laboratorio teatrale in un museo d’arte contemporanea; una colonia estiva. È un’arte di “prossimità” quella praticata da cyop&kaf; ciò che hanno scritto, o meglio ha scritto (terza singolare, perché i due artisti si pronunciano come una sola persona) riguardo i loro interventi street art, «i personaggi che dipingo mi disegnano, non viceversa», vale anche per il loro cinema, dove l’immagine è, prima di tutto e sopra ogni cosa, una zona di contatto, la visualizzazione di un incontro, che si realizza partendo da un gesto di reciprocità, di condivisione (come dichiara l’insegnante di judo ai suoi allievi rivolgendosi a chi in quel momento li sta riprendendo: «Lui è molto bello, perché lui ha sposato questo progetto, ci crede. Per fare questo ci vuole il cuore»). Lievito è un film politico perché rivendica la necessità di una pratica che questo tempo post-pandemico ci convince a mettere in discussione, quella della trasmissione del sapere e di un mestiere possibile soltanto osservando i maestri “vivi” all’interno di uno spazio-tempo condiviso, fino a farsi maestri gli uni degli altri, in quella scuola-bottega che è il lavoro quotidiano.
(…) è un film che resterà, un documento che è il frutto della partecipazione attiva di chi sa stare dentro alle cose che accadono senza rinunciare alla riflessione critica, e che quindi è capace di restituire la realtà dei processi d’intervento con rispetto e onestà, evitando descrizioni didascaliche e indugi, rifiutando di compiacere lo spettatore avido di storie da consumare (leggi qui)
Per cyop&kaf la soluzione non è mai nella risposta, ma piuttosto nella domanda. Il sale della crescita, anzi il lievito, sono l’interrogazione, il confronto, il conflitto, la sfida. Ci ricordano che i valori pedagogici dello scambio e dell’ascolto sono alla base di ogni realtà sociale funzionale, sono ciò che permette di addomesticare la “tribù”, di forgiarla nel fascino dell’apertura e di sospingerla verso una comunione di intenti. (leggi qui)
Regia e Fotografia cyop&kaf
Soggetto Luca Rossomando
Prodotto da Antonella Di Nocera
Montaggio Alessandra Carchedi
Montaggio del suono e mix Massimo Mariani
Correzione colore e coordinamento post produzione Simona Infante
Musiche Originali Antonio Raia, Renato Fiorito
Una produzione Parallelo 41
In collaborazione con Rai Cinema
Con il contributo di Regione Campania, Fondazione Film Commission Regione Campania
In collaborazione con Napoli Monitor
Ufficio Parallelo 41 Grazia De Micco, Claudia Canfora, Isabella Mari
Digitalizzazione Pellicole Passo ridotto
Assicurazioni 3GF srl consulenze assicurative
Dopo aver mostrato le avventure di un gruppo di ragazzi di strada napoletani nel film Il segreto, abbiamo continuato a interagire con bambini e adolescenti della città, usando “anche” la telecamera per interrogarci sulle nostre pratiche e sulle loro condizioni di vita, sui modi e le opportunità di ogni alleanza possibile. Lievito è il frammento di un percorso di osservazione e riflessione cominciato più di vent’anni fa. Ciò che mostra – il rapporto tra adulti e adolescenti nello spazio intermedio che cresce tra la strada, la famiglia e la scuola – è al centro della nostra poetica. Da questa vicinanza deriva anche il modo di filmare e in certi momenti l’incrocio quasi letterale tra le nostre azioni e la trama del film.
In un posto come Napoli, in cui la scuola non è mai stata l’unico e il più importante agente formativo per larghi strati della popolazione, indagare che cosa, dove, da chi e come apprendono oggi le nuove generazioni, comporta una ricognizione di ambienti e situazioni disparate. La crisi dell’assistenza sociale ha lasciato uno spazio con grandi potenzialità per una leva di educatori ed educatrici che sperimentano in sostanziale autonomia i propri metodi pedagogici.
Il rapporto maestro-allievo è indagato qui nella sua fase costruttiva, ascendente. Restano appena accennate le zone d’ombra, le resistenze, e dilazionato in un tempo indefinito l’inevitabile momento in cui l’allievo comincerà a dubitare degli insegnamenti del maestro.
L’apprendimento procede per tentativi, richiede volontà, esercizio, convinzione. L’esperienza si costruisce nella vicinanza e nel rispetto degli altri. La nostra telecamera resta fissa sulle relazioni, non si allarga al contesto dell’intervento sociale in città, influenzato da troppi fattori per essere davvero all’altezza dei suoi proclamati obiettivi di emancipazione. Il cambiamento, se avviene, si produce innanzitutto nel rapporto con l’altro.
Due esili tracce, che avvolgono la trama principale, ci consentono però di approfondire lo sguardo. Nella storia del maestro di guarattelle Bruno Leone è il valore del passaggio di consegne, l’ininterrotta catena maestro-allievo che comporta ogni trasmissione di sapere. Peppe Carini, invece, ripercorrendo con l’aiuto di vecchi filmati la storia della Mensa bambini proletari a Montesanto, rievoca un periodo non così lontano in cui la relazione educativa era anche il presupposto per coloro, e non erano pochi, che intendevano mettere in discussione i consolidati assetti politici e sociali della città.
Un libro di 48 pagine, formato 10x15, che contiene oltre al film (scaricabile tramite Qr-code),
foto di scena e interventi scritti di: Luca Rossomando, Francesco Ceci, Salvatore Pirozzi, Goffredo Fofi